martedì 31 agosto 2010

Lui dobbiamo adorare e non questo legno

23.1.1944: un bombardamento degli alleati distrugge la basilica dell’Osservanza di Siena, e con essa un prezioso crocefisso ligneo fino allora non datato e d’autore ignoto.
Dalla testa fracassata, esposta al Meeting per l'amicizia tra i popoli di quest'anno, emerge un messaggio cartaceo: ” nel gennaio 1337 il Signore Dio fece scolpire questa croce in questo legno a Lando di Pietro a somiglianza del vero Gesù per dare memoria alla gente della passione di Cristo, figlio di Dio…” nel lungo messaggio poi l’autore affida accoratamente a Dio attraverso i Santi, il destino suo, della sua famiglia e di “tutta l’umana generazione”.
Da un’apparente perdita (il prezioso crocefisso) emerge tutta la tensione all’ideale che l’uomo vive nella consapevolezza che la sua opera è un bene per tutti. Per questo aggiunge ancora Lando: “Lui dobbiamo adorare e non questo legno”.

giovedì 6 maggio 2010

Burqa si, burqa no



La questione del divieto del “burqa” o “niqab” ha una certa similitudine con la questione della proibizione dei minareti.
Tutti siamo d’accordo che la nostra cultura non può essere stravolta da un’altra, in particolare dalla sua deriva più totalitaria presente nelle sue frange più estremiste.
Ci dividiamo invece sugli strumenti: gli uni, più pazienti e tolleranti pensano cha basta il serio confronto tra le due culture per condurre alla ragione le frange estremiste dell’altra, anzi che saranno gli stessi moderati islamici alla fine a prevalere sugli estremisti (perché l’insistenza sia sui minareti come sul burqua viene dalle sponde radicali e antioccidentali, sicuramente in minoranza e non ha nulla a che vedere col Corano, testo moderato e conciliante).
Altri, e tra questi mi metto anch’io, pensano che proprio perché tali segni sono sostenuti da quelle cerchie più marginali, la nostra popolazione debba dare un chiaro ed esplicito segnale che più in là di un certo estremo proprio non si può andare perché certe manifestazioni sono proprio in profondo contrasto con le nostre abitudini.
Il concetto del burqa poi, come possiamo notare tutti sulle immagini che la stampa ci propone, va ben al di là della copertura del volto (già di per sé provocante perché oscura il centro della trasmissione dei messaggi che oltre ad orali sono espressivi) e coinvolge tutto il corpo rendendolo una specie di mummia vagante.
No queste figure anche se rare io non vorrei proprio vederle nei nostri luoghi pubblici, e non vorrei nemmeno dover spiegare ai miei nipotini perché nel nostro paese si può circolare così.










domenica 4 aprile 2010

Di fronte a tutto questo male non si può non ammutolire, non si può non restare come annichiliti. Non si può sentirlo come solo di altri. È un mondo che è sprofondato nel male. Nessuna pena, nessun castigo ridarà mai gioia e speranza a chi ha tanto sofferto.
È un mondo che ha dimenticato l’uomo perché ha dimenticato Dio.
Fare appello a Cristo, dunque, non è cercare un sotterfugio per scappare davanti all’esigenza della giustizia, ma è l’unico modo di realizzarla.

domenica 7 marzo 2010

Hanno solo il preservativo in testa

Sono stufo di regole e morali, sono stufo di pillole e preservativi. Sono stufo di dare oggetti per evitare le conseguenze dei comportamenti. Voglio provare a rispondere al bisogno di compagnia dei giovani d'oggi, al bisogno sconfinato di piacere e di felicità, di una sessualità piena come parte fondamentale dell' essere umano. Rubo le parole a Vigil Pilar, medico, professore all'Università di Santiago del Cile, in una recente intervista al GdP "...a noi non interessa l'astinenza, ma che i giovani non vivano la loro sessualità nella solitudine, fuori da un rapporto con un tu."

sabato 16 gennaio 2010

Il disastro di Haiti

L’atrocità di questa tragedia svela paradossalmente che l’uomo per poter continuare ad esistere, a vivere ha bisogno di Dio: cui ricorrere, da invocare, perché di Lui siamo fatti, Gli apparteniamo. Dove appare questo? Nel bene che pur si vede dentro ogni tragedia. Dentro ogni tragedia c’è sempre una via di fuga che può far riprendere. Qui è visibile dall’immediata solidarietà, non formale, un muoversi verso, un dare a chi è stato così duramente provato.